Scrivimi
Abbiamo voluto verificare di persona una recente leggenda metropolitana, secondo la quale, nei sempre più diffusi «centri benessere» cinesi, il concetto di relax sarebbe inteso in una maniera per nulla restrittiva. Massaggi «olistici», verrebbe da dire. Insomma, ci siamo spiegati, no?
A essere pignoli, il discorso pare che valga soltanto per i signori uomini, ma fa niente: noi non ci tiriamo indietro. Il tempo di scegliere uno dei mille indirizzi e via. Il primo impatto non è dei più edificanti: luci basse, arredamento a dir poco spartano e un separé che non riesce a nascondere un paio di ragazze cinesi che dormono su un divano, mentre altre giocano con un videogame.
Ci accoglie una donna gentile e dall’aspetto curato, che di certo non sembra la tenutaria di una casa per appuntamenti. Ancora non l’abbiamo salutata e la signora ci chiede con un sorriso: «massaggio?», come se potessimo essere qui per chissà quali altri motivi. Non facciamo in tempo a chiedere delucidazioni sui vari tipi di massaggio (cinese, thai, tuina, giapponese ecc.), che una delle ragazze che dormivano sul divano si è già alzata e ci sta indicando una stanza in fondo al corridoio. Non possiamo fare altro che annuire, sorridere e sperare che non ci succeda niente di losco. Incrociamo le dita.
La stanza è in realtà una piccola cabina, con un lettino, un paio di sedie e un tavolino su cui c’è una bottiglietta di olio baby. Niente che sembri arrivare da un sexy shop, insomma, e questo un po’ ci rassicura. Il tempo per spogliarmi e restare in slip, poi entra la ragazza. Mi unge per bene e comincia il cosiddetto massaggio, quello che a lei sembra un massaggio e che, in realtà, è più che altro una manipolazione, che non ha nulla né di rilassante né di sensato. Anzi, in certi momenti è pure doloroso.
Dopo circa mezz’ora, la svolta: la signora alla reception accoglie un cliente, piuttosto giovane a giudicare dalla voce, e in pochi istanti due cose sono chiare: primo, che finalmente sta per succedere qualcosa di interessante; secondo, che per me è sicuramente meglio non vedere.
Il giovane (o presunto tale) chiede di Sasà, perché «è la mia preferita, lo sai…», aggiunge con tono malizioso. Sasà arriva e il nostro amico la saluta come fosse un’amante che non vedeva da mesi. «Ciao amore mio, sei sempre la più bella… Mi sei mancata… E io ti sono mancato? Adesso mi fai uno di quei massaggi belli, come solo tu sai fare, eh?» Caspita. Ma è possibile, mi chiedo, che questo tipo non abbia paura di farsi sentire, di essere riconosciuto, di fare una figura? Va beh, saranno fatti suoi. Dopo tutto, finora non è successo niente di concreto.
I due s’infilano nella stanzetta accanto alla mia e se, già prima, era difficile non origliare la loro conversazione, ora la faccenda diventa impossibile. Oltretutto la curiosità è donna, no?
Torniamo alla stanzina sospetta. Il ragazzo entra assieme a Sasà e comincia a spogliarsi. Lo capisco dal rumore dei vestiti e dei movimenti. Nel frattempo, i complimenti alla ragazza si fanno più espliciti: «Vedi quanto mi sei mancata? Guarda, tolgo anche le mutande, sai che a me il massaggio piace completo…» e poi sento che i due si baciano. Quello che è successo dopo, non c’è bisogno di descriverlo, vero?
Conclusioni: primo, la leggenda dei sexy massaggi è vera, da metterci la mano sul fuoco. Secondo, la stanzina accanto alla mia poteva essere la location ideale per un film porno. Terzo, la ragazza si chiama così perché evidentemente SA fare i massaggi, ma soprattutto… SA fare anche altro.